Silvia Barbara Gori, dirigente scolastica del Liceo Scientifico Barsanti e Matteucci, scrive una lettera aperta al Ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara.
Gent.le Ministro MIM,
mi permetto di portare all’attenzione la problematica della scelta dei libri di testo nelle scuole secondarie di I e II ciclo, a cui è dedicato il mese di maggio. I docenti , spesso riuniti per dipartimenti disciplinari, hanno il compito di indicare, in base all’offerta editoriale, se mantenere i libri già in uso oppure utilizzare nuove edizioni o novità editoriali. Di norma le scuole suggeriscono di fare scelte uniformi almeno sulle classi parallele, ovvero che le adozioni siano omogenee per le classi prime, seconde, ecc... in modo da agevolare le famiglie che dovranno procedere con gli acquisti prima di conoscere la sezione di destinazione, nel caso delle classi prime, e da non creare difficoltà qualora si rendesse necessario un cambio di sezione, per volontà individuale o per accorpamento della classe.
Tutte queste valutazioni devono però sottostare alla disposizione ministeriale relativa al rispetto dei tetti di spesa; per fare questo abbiamo come riferimento una circolare che risale all’anno scolastico 2012/13 e riporta una tabella dove, in base a criteri sconosciuti, si indicano delle cifre, diverse per tipo di scuola, classe e indirizzo di studio, che non dovrebbero essere superate (i cosiddetti “tetti di spesa”). Da allora non ci sono stati né aggiornamenti né disposizioni annuali di rettifica o precisazione, mentre continuano, anno per anno, ad aumentare i prezzi dei testi scolastici.
Quindi si brancola nel buio? Non proprio, ma nella fitta nebbia sì. La circolare 8393 del 13 marzo u.s., prevede che:
“Determinazione dei prezzi dei libri di testo nella scuola primaria e dei tetti di spesa nella scuola secondaria (D.M. n. 781/2013)
Ai sensi dell’articolo 15, comma 3, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133 e successive modificazioni, con decreto ministeriale di natura non regolamentare sono fissati il prezzo dei libri di testo della scuola primaria e i tetti di spesa dell'intera dotazione libraria necessaria per ciascun anno della scuola secondaria di primo e secondo grado, nel rispetto dei diritti patrimoniali dell'autore e dell'editore, tenendo conto della riduzione dei costi dell'intera dotazione libraria derivanti dal passaggio al digitale e della disponibilità dei supporti tecnologici. Ai sensi dell’articolo 3 del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca del 27 settembre 2013, n. 781, i citati tetti di spesa sono ridotti del 10 % se nella classe considerata tutti i testi adottati sono stati realizzati nella versione cartacea e digitale accompagnata da contenuti digitali integrativi (modalità mista di tipo b – punto 2 dell’allegato al decreto ministeriale n. 781/2013); gli stessi tetti di spesa sono ridotti del 30 % se nella classe considerata tutti i testi adottati sono stati realizzati nella versione digitale accompagnata da contenuti digitali integrativi (modalità digitale di tipo c – punto 2 dell’allegato al decreto ministeriale n. 781/2013). Il collegio dei docenti motiva l’eventuale superamento del tetto di spesa consentito entro il limite massimo del 10%.”
Cercando meglio, all’artico 15 comma 3 del Decreto Ministeriale 781 del 27 settembre 2013, si trova anche che:
“3. Per le rimanenti classi della scuola secondaria di primo grado e della secondaria di secondo grado, per l’anno scolastico 2014 -2015 sono confermati i tetti di spesa già definiti per le adozioni relative all’anno scolastico 2013-2014, eventualmente adeguati al tasso di inflazione programmata per l’anno 2014.”
E’ necessario sottolineare che il Ministero non comunica questi dati e che pertanto la scuola si trova a dover fare calcoli incerti e farraginosi nel tentativo di adeguare le adozioni a questi limiti.
Non intendiamo qui entrare nel merito della necessità o meno del libro di testo, argomento di esclusiva competenza del personale docente, ma ci domandiamo invece come rendere compatibili i tetti di spesa ministeriali con la didattica e il diritto di ogni studente a studiare disponendo di un testo adeguato e del personale docente di svolgere il proprio lavoro con gli strumenti che ritiene più adeguati.
In tutto questo il DS risulta responsabile dello sforamento del tetto massimo di spesa; egli è tenuto ad esercitare la necessaria vigilanza affinché le adozioni dei libri di testo siano deliberate nel rispetto dei vincoli di legge, assicurando in ogni caso che le scelte siano espressione della libertà di insegnamento e dell’autonomia professionale dei docenti. Si tratta di un procedimento complesso che ci costringe a dei calcoli assurdi e ad una ricerca tanto coerente quanto “fantasiosa” delle necessarie motivazioni per riuscire a far quadrare il cerchio, operazione irrisolta dai tempi degli antichi greci.
Infatti la delibera del collegio dei docenti relativa all’adozione della dotazione libraria è soggetta, limitatamente alla verifica del rispetto del tetto di spesa, al controllo successivo di regolarità amministrativa e contabile.
Ora una domanda sorge spontanea: per quale motivo il tetto di spesa non viene fissato direttamente alle case editrici, così come avviene per la scuola primaria (magari anche solo per la durata dell’obbligo scolastico, che ricordiamo essere fino ai sedici anni di età)?
Questo semplificherebbe moltissimo la procedura di individuazione dei testi idonei a garanzia della libertà metodologica di insegnamento ed anche il contenimento dei costi per le famiglie.
Nella speranza della risoluzione di questo annoso problema, si inviano distinti saluti.
La Dirigente Scolastica
Silvia Barbara Margherita Gori